La zona

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per verificare che la performer sia online.

Tutto orbita attorno alla zona. Per entrarci non servono una guida e un lungo viaggio come nel film di Tarkovskij. Appena i tratti del tuo viso sbloccano il telefono sei dentro. Il tempo si dilata. La zona è attivata e stimolata dai tuoi

polpastrelli
. Una rosa di ipertesti. Un riflesso del sé.

La zona è un apparato composto da persone, oggetti, piattaforme digitali, campi elettromagnetici, località diffuse e ritmi. Un

incastro accidentale
di logica e logistica, di dinamiche e regole che le consentono di esistere, di evolvere ed eventualmente di scomparire quando le premesse che l’hanno resa possibile vengono meno.

La zona potrebbe essere un magazzino quasi completamente automatizzato di Amazon, o la rete di monopattini a noleggio di cui è cosparsa la città. Potrebbe essere un gruppo di riders che aspetta di ritirare gli ordini fuori dal tuo ristorante preferito, o una TikTok House, con i suoi abitanti e followers.

Quali sono i

confini
della zona? Che consistenza ha la sua realtà? Molti ne hanno sostituito la fisicità con uno stato d’animo, una forma di trance -
essere nella zona
. Una condizione di completa immersione: profonda concentrazione e coinvolgimento totale.

Questa immersività influenza la nostra percezione e comprensione del mondo. Come possiamo intervenire oltre i limiti che ci impone?

Attraverso uno sforzo combinato di immaginazione, ascolto e coinvolgimento diretto, vogliamo partecipare in un processo di empatia con il non-umano. Come si sente la zona? Come percepisce e abita il mondo? Quali sono le sue manifestazioni?

Problemi
di scala
nel tempo
e nello spazio

Stiamo

cliccando
e
scrollando
su schermi al quarzo. E proprio ora, scrolla. In maniera più o meno consapevole, le nostre dita scivolano su una superficie liscia. La sensazione è simile a quella del carezzare lo specchio del bagno dopo la doccia. Il proposito però cambia: dal disegnare uno
scarabocchio
ad inseguire delle icone. Lo stesso gesto - rimuovere delle particelle d’acqua da uno specchio che ti restituisce lo sguardo - all’improvviso diventa rincorrere le informazioni che proprio quello specchio occulta.

Queste informazioni:

Una superficie vivente che si staglia nell’ambiente circostante. Per toccare, sentire e ricevere. Milioni di cellule con l'obiettivo di portare a casa l’informazione. Per rendere autentico ciò che ci circonda. Il palpabile genera il reale. Il reale genera le nostre verità.

Ma non siamo gli unici in ascolto. Ora anche la superficie artificiale è

sensibile
e si fa tramite. Modula e organizza il tocco umano, permettendo e generando nuove connessioni.

Il touchscreen è un agguato al pollice opponibile. Gli input terminano il loro viaggio atterrando sul vetro, mentre il software ne prende in eredità il significato. Ma se riuscissimo a portare questi input oltre, più in profondità, anzichè soltanto farli

schiantare
sul display? Potremmo immaginare il touch come una forma di presenza, o addirittura di prossimità? Potremmo descrivere in maniera più efficace l’affetto dell’utente al programma, all’interfaccia e in questo caso alla performer?

Le tecnologie digitali amplificano la

velocità
e la portata dell’informazione. Questa amplificazione scala l’informazione in dimensioni che eccedono la nostra percezione. Le alte frequenze sono invisibili sia all’occhio che al pensiero umano, ma dobbiamo far in modo che non mandino in cortocircuito la nostra intuizione.

Il terreno in comune tra le digitalità e il corpo - come ad esempio le interfacce touchscreen - può diventare una piattaforma per sviluppare nuove strategie intuitive che spaziano là dove i nostri sensi non riescono ad arrivare.

Per capire meglio il loro potenziale, possiamo concentrarci sull’intersezione tra come la zona effettivamente percepisce e come noi percepiamo la zona.

Nella tradizione cristiana

@SanTommaso
è spesso ricordato come l’apostolo del dubbio. Ma se avesse in realtà creduto fin dal principio alla resurrezione di Cristo e avesse toccato per poter meglio cogliere l’essenza del divino? Il suo non fu un atto di incredulità, ma anzi un’esperienza empirica di Dio attraverso la sua interfaccia fisica.

L’esperienza di @SanTommaso è un confronto diretto con Cristo, tale da eccedere la mediazione del linguaggio o della vista. Un concetto chiave qui è l’abilità del corpo di approcciarsi al mondo con forme che non si sovrappongono completamente con il pensiero logico-verbale.

Tra il 2015 e il 2016, l’artista Trevor Paglen ha effettuato numerose immersioni verso il fondo dell’oceano alla ricerca dei cavi di comunicazione sottomarina che costituiscono il nostro network globale. Questi cavi sono l’evoluzione di quelli posti secoli fa per il funzionamento del telegrafo e portano alla luce la natura intrinsecamente fisica di internet, molto spesso ignorata.

E così l’immersione di Trevor Paglen può essere vista come un’estensione del dubbio di @SanTommaso nell’era digitale. L’impalpabile campo di onde wi-fi viene sostituito dalla pressione dell’acqua sul fondo dell’oceano. Questa agisce sul corpo come una guaina pericolosa, che dà forma ai movimenti e ai pensieri, avvolgendo e sommergendo la mente nelle sue correnti.

Triangolo delle Bermuda Fenomenologico: il mare in fiamme a causa di una perdita di gas sottomarina nel Golfo del Messico.

Problemi
di moltitudine
e quantità

Il sistema digitale non è una configurazione statica, ma piuttosto un

nodo
di relazioni in continua evoluzione tra tecnologie differenti. Ogni sua configurazione si divide, si trasforma e si ricongiunge. Ogni nuova disposizione entra in scena: a volte in contraddizione con quella precedente, a volte in accordo, a volte entrambe le cose contemporaneamente. Una coreografia in perpetuo cambiamento che segue i propri pattern erratici.

Collage tra la foto di un masso erratico e un pop-up di Adobe Flash Player non funzionante
Il lento scioglimento digitale fa sì che la tecnologia venga a trovarsi in situazioni inaspettate: il giorno in cui Adobe ha disattivato Flash, ha pure causato il blocco di un’intera linea ferroviaria cinese.

Qua la zona sembra voltare le spalle alla razionalità. La sua incredibile espansione genera combinazioni che sono contraddittorie e controintuitive. La logica formale non riesce a concepire contemporaneamente qualcosa e il suo contrario, X e contemporaneamente NON X, eppure la zona sì. Così facendo, mina i nostri tentativi di accedervi attraverso un approccio razionale e con un bagaglio coerente di principi.

Incarniamo una condizione multiforme che gradualmente ci trasforma in uno strano essere: una versione contemporanea del Giano Bifronte, il dio romano con due facce, solo per imparare a far fronte a un florilegio di contraddizioni. I nostri pensieri fanno fatica ad afferrare lo stratificarsi di gerarchie tra questi

collegamenti mutevoli
. Possiamo solo dare un senso a ciò che viviamo in prima persona, mentre tutte le altre esperienze sgattaiolano via sotto i nostri occhi.

Accedere alla zona è aprire un percorso attraverso la nostra configurazione tecnica, la nostra posizione fisica e le nostre vite. Lungo questa

traiettoria
accadono incontri bizzarri.

Collage tra uno screenshot da Google Street View con delle pecore che pascolano su una strada e uno screenshot dall'applicazione Pokemon Go, con al centro un allenatore circondato dai mostriciattoli
Google Gregge in attesa del proprio pastore virtuale.

Sorvolando oltre le esperienze di ciascuno, la zona sfuma il confine tra personalità differenti, favorendo la quantità all’identità. Non c'è mediazione tra i diversi sentieri che percorriamo. La zona sembra concentrarsi solo sui singoli livelli, e non sul movimento tra questi. Annoda gli utenti nei loro incontri, ingarbugliando il loro passaggio e smorzando la loro empatia.

Le due facce di

Giano
rivolte in direzioni speculari - il passato e il futuro, il dentro e il fuori - erano storicamente posizionate sugli archi e le porte per proteggere il passaggio. Forse, Giano diventa ora il dio delle traversate nell’infrastruttura, il protettore di tutti i corpi volatili che vagano attraverso i suoi layer: dai rider della gig economy ai moderatori dei social media. Forse, durante le nostre derive nella zona, potremmo cercare rifugio sotto la sua protezione. Facendo tesoro della sua doppia prospettiva sui nostri percorsi possiamo concentrarci meglio sulle traiettorie.

Cover divina di Giano per il tuo iPhone, pronta ad esser stampata in 3D.

Problemi
di efficienza
e violenza

Abitare la zona, e tentare un approccio alle sfide fisiche e intellettuali che ci pone, non risolve completamente i problemi etici e morali che la sua natura solleva. Certe volte, in questo movimento frenetico una singola direzione prevale sulle altre. L'efficienza implica una imposizione del percorso piú corto, una rigidità violentemente intimata dalla sua forza di inerzia.

Per essere

efficiente
, la zona spiana le pieghe della sua complessità attraverso il peso della propria infrastruttura. La brutalità della sua impronta è capace di sopraffare gli stessi corpi che la supportano e la tengono in movimento. Sfruttando le categorie non protette, l’infrastruttura si assicura l’apparente perfetto funzionamento dei propri ingranaggi.

Il battito d’ala della farfalla è ora condensato nel tocco di un dito. L’ipotetico uragano è la conferma di un ordine online e del suo imminente viaggio da un non meglio specificato magazzino fino alla tua porta di casa.

Finalmente percepiamo l’instabilità di questo imponente sistema. Finalmente possiamo sentire l’

attrito
sul vetro del touchscreen.

Tre paracadutisti stirano a mezz'aria sopra un mare di nuvole. Sulla testa di ciascuno i loghi di Facebook, Google e Amazon
La zona stira le pieghe della complessità attraverso il peso della propria infrastruttura.

Spostare il perno da un’intelligenza logica a una materiale - in particolar modo corporea - può offrirci delle strutture cognitive più adatte a comprendere la complessità multidimensionale della zona.

E quindi questa lettura in concerto. Un modo per creare una moltitudine. Un testo che spiazza i nostri corpi. Li fa danzare, li fa fermare. Un

rito collettivo
di immaginazione e ascolto, raccolta di informazioni e accesso al sapere. Un processo di empatia con altri utenti e il loro viaggio attraverso la zona.

La zona
è performance sconosciuta
è un’emanazione dell’adesso in movimento
è una danza di strutture di potere
è un’incessante coreografia alle interfacce

La zona
è ritmo e intensità
è scrollare continuamente e aspettare che si carichi
è la punta del dito che impazzisce
è verità tangibile

La zona
prolifera tra i nodi
fiorisce su infrastrutture precarie
trasforma gesti bidimensionali in azioni globali
influenza le nuvole, gli oceani e le autostrade

La zona
è tanto rigida quanto flessibile
è tanto effimera quanto immanente
è tanto reale quanto virtuale
è tanto passato, come presente e futuro

La zona
è la Z in Zoom
è la Z in Zuckerberg
è la Z in Amazon
è qualsiasi cosa i tuoi movimenti ti suggeriscano che sia

Grazie per aver letto e partecipato con noi. Puoi continuare a interagire con la performer attraversando liberamente il testo. Quando hai finito puoi

disconnetterti
.

OOC